Libertà
È la parola d’ordine di questa edizione dell’Uno Maggio Libero e Pensante.
L’abbiamo scelta per celebrare i dieci anni da quando abbiamo dato inizio a questa avventura al Parco delle Mura Greche.
Perché tutto è cominciato dal bisogno di essere finalmente liberi di sceglierci il presente e il futuro che vogliamo.
Non immaginavamo ciò che anno dopo anno avremmo realizzato e non immaginavamo che a distanza di dieci anni la nostra libertà sarebbe stata ancora così in pericolo, ancora tutta da difendere.
Anzi, in tutto questo tempo abbiamo preso coscienza che siamo all’interno di un meccanismo più ampio di prevaricazione, che va ben oltre i confini locali e nazionali. Il soffocamento delle libertà è globale, include letteralmente il mondo intero, lo stesso pianeta.
C’è di che spaventarsi, vittime ovunque, di guerra, di violenza di genere e di ogni genere, fra le mura domestiche, nei luoghi di cura, di lavoro e persino di preghiera, nei mari, sulle spiagge.
Allora, a chi è riservata la libertà?
Libertà personale, di domicilio, di segretezza della corrispondenza, di circolazione e di soggiorno, libertà di riunione, libertà di associazione, libertà di religione, libertà di manifestazione del pensiero …
Sono i diritti di libertà stabiliti nella Costituzione italiana e alla Repubblica è dato il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
È forse libera Taranto?
Nonostante la libertà d’impresa sia stata ulteriormente definita, consentendo ad una multinazionale di devastare un territorio ed inquinare impunemente, esattamente quale libertà si vuole tutelare?
Su ogni diritto grava l’ombra di un sistema economico che a noi non andrà mai bene: maggiore ricchezza maggiore benessere, a patto che questa ricchezza sia di pochi. Un patto con la coscienza, a cui i politici scendono ormai abitualmente.
Come si può affermare che ognuno è libero di scegliere di restare in territori devastati da guerra e miseria, continuando a siglare accordi economici con regimi dittatoriali?
Allora, quanti sono davvero gli esseri umani liberi oggi?
Come si fa a parlare di welfare e giustizia sociale se si tagliano le spese su sanità e formazione e si riducono le tasse ai più ricchi? Cosa significa effettivamente libertà energetica e come si può raggiungere questo obiettivo se poi, invece di incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili, si preferisce prendere il gas dalla Tunisia?
Nella giornata dell’Unomaggio declineremo la libertà in tutta la sua bellezza e in tutta la tragicità della sua negazione, attraverso le testimonianze di chi è costretto a scegliere se morire in mare o in una prigione libica, se morire di fame o di cancro, attraverso chi concretamente agisce per cambiare questo modello di sviluppo per garantire un futuro al nostro pianeta.
Canteremo per la libertà e vogliamo che sia un canto che trovi parole in tutti i giorni a seguire, che non si spenga con le luci del parco.
Mai come quest’anno ricorreremo all’arte, perché a chi inneggia al potere o vilmente gli strizza l’occhio, rispondiamo con l’espressione più potente che inneggia alla libertà.
Saranno con noi in questa edizione i compagni storici di lotta per la difesa dei territori e delle comunità e i movimenti di giovani che sempre più rivendicano il diritto ad giustizia sociale ed ecologica, intersezionale, finalmente universale.
È a loro, alle giovani generazioni, che rivolgeremo grande attenzione ed iniziative nei giorni precedenti l’Unomaggio ed è con loro che animeremo il dibattito della mattina, aspettando il concerto.
Dopo dieci anni abbiamo voglia e bisogno di celebrare il diritto più grande a cui aspirare perché “la libertà è come l’aria” e Taranto ha urgenza di respirare.