Campania | Miriam Corongiu [Orto Conviviale-Stop Biocidio]

 

L’alleanza con la terra e chi la lavora

Nonostante i movimenti italiani per la giustizia ambientale si riconoscano tutti nella difesa della terra e ogni rivendicazione politica dal basso vada innanzitutto nella direzione della salvaguardia della natura, lo stesso concetto di “terra” viene più comunemente inteso come ideale luogo del vivere (urbano o rurale) e non come reale modello spirituale, politico, produttivo ed ecologico o come possibilità occupazionale. Le campagne sono, in definitiva, periferie non solo geografiche, ma mentali.

A differenza del Sud America e dei sud mondiali in cui le popolazioni indigene – a causa di un interminabile e brutale sfruttamento dei territori e dei gruppi subalterni – hanno mantenuto nel tempo un contatto diretto con la terra e i suoi archetipi, nelle aree meridionali del nord globalizzato l’agricoltura è stata eradicata dall’immaginario collettivo come possibilità di realizzazione personale, identificata dall’economia dello sviluppo a tutti i costi con l’arretratezza culturale e, a seguito delle politiche agricole intraprese, del tutto assimilata ad attività di tipo industriale. L’agricoltura, al contrario, nella sua declinazione contadina ed agroecologica, è una risposta concreta a molte delle crisi moderne.

Nello specifico, potrebbe costituire un argine allo spopolamento delle aree interne del paese, ai cambiamenti climatici, alla devastazione ambientale condotta come guerra a bassa intensità su tutti i territori, all’emorragia di sovranità alimentare e all’assenza di sicurezza alimentare, alla disoccupazione, all’economia lineare, al fenomeno Terra dei Fuochi e – infine – allo smarrimento dell’umanità intesa come esperienza collettiva del “noi”, così come al dissolversi della democrazia in quanto esperienza di autonomia radicale.

Non da ultimo, anche l’indagine sull’indissolubile rapporto esistente tra lotte per la terra e lotte per i diritti delle donne (come contraltare a quello insistente tra distruzione degli ecosistemi e patriarcato) alla luce dell’attuale condizione dell’imprenditoria agricola al femminile, delineerà ulteriormente l’importanza capitale dell’alleanza di ogni comunità con la terra, ma soprattutto con chi la lavora e lotta per essa direttamente nel campo.

Comprendere quanto sia indispensabile la figura dei contadini e delle contadine, il cui numero in Italia nel secondo dopoguerra è scemato dal 50% al 3%, è fondamentale per una lettura de-coloniale della categoria “terra” e una prospettiva per il futuro del pianeta che, proprio dalla terra, trae significante e significato.