Ieri mercoledì 2 Dicembre 2020 abbiamo partecipato ad un incontro in videoconferenza in cui erano presenti il Sindaco Melucci, numerose altre realtà associative di Taranto, altri consiglieri comunali e il Capo di Gabinetto della Regione Puglia, Claudio Stefanazzi. A questo ennesimo “tavolo istituzionale” abbiamo ribadito che: qualunque posizione alternativa rispetto alla chiusura totale di quella fabbrica non è solo l’ennesima presa in giro, politica e sociale per Taranto, ma sottoscrive la condanna a morte di operai e cittadini che il Governo si prepara a siglare.

Le nostre parole, che dal 2012 rimangono immutate, in questi anni sono state corroborate dai fatti: decine di decreti, tavoli istituzionali, ministri, manifestazioni e l’Ilva è ancora lì, il cielo colorato dalle scorie della produzione notturna di impianti posti “sotto sequestro” continua imperterrito a scandire il risveglio di tutti i tarantini.

Il dazio che la città continua a pagare di fronte a questo immobilismo è insostenibile da troppo tempo, e chi oggi cambia idea, si apre a possibili scenari, o si esprime in modo ambiguo proponendo o avallando soluzioni tecnicamente inaccettabili ma soprattutto che non salvaguardano la salute dei tarantini, non riporta “la questione Ilva al centro del dibattito politico-istituzionale nazionale e comunitario”, non “recupera l’imprescindibile protagonismo della comunità ionica sulla vicenda” ma crea semplicemente un ulteriore danno alla lotta di un intero territorio.

La “chiusura della sola area a caldo” è un corto circuito propagandistico che chi ha un minimo di conoscenza del ciclo integrale del siderurgico dovrebbe sapere bene, “Ambientalizzazione” e “Decarbonizzazione” sono aberrazioni grammaticali, gli “impianti ad idrogeno” materia per romanzi d’appendice .

Noi Liberi e Pensanti non siamo semplicemente contrari ad un piano economico tra Governo e ArcelorMittal. Noi Liberi e Pensanti proviamo un sentimento di sdegno e di rabbia nei confronti di chi continua a speculare sui cittadini di Taranto, ed opporremo una strenua resistenza a chiunque abbia intenzione di tenere ancora aperta quella fabbrica di morte.