Per una campagna nazionale per togliere i contributi dello Stato a chi inquina e destinarli alla Sanità Pubblica e al Welfare

L’emergenza sanitaria in corso ha costretto i governi e le forze politiche che da decenni si sono fatti ventriloqui della retorica della capacità di autoregolazione del mercato a tirar giù la maschera neoliberista dietro cui sono stati celati provvedimenti liberticidi e discriminatori, ai danni delle classi sociali subordinate e precarizzate.

Mentre infime percentuali di straricchi hanno continuato ad accrescere i propri profitti ai danni di lavoratori e lavoratrici in ogni dove, il doppio e triplo lavoro è diventato la norma nella casa dei bassi salari dei “working poor”.

Le questioni che balzano oggi al centro dell’attenzione di tutti in maniera drammatica denunziano gli effetti dell’indebolimento dei rapporti di forza tra classe lavoratrice e struttura di comando capitalista multinazionale, che nell’autonomia dovuta alle sproporzionate e crescenti capacità di concentrazione finanziaria, da lungo tempo ricatta e sottomette ai propri bisogni ogni residua autonoma capacità decisionale dello Stato.

Mentre le montagne russe delle quotazioni in borsa segnalano in questi giorni livelli di instabilità ed un abbassamento storicamente inimmaginabile del prezzo del barile; mentre i livelli di sovrapproduzione mettono strutturalmente a rischio intere compagnie multinazionali estrattive, saltano e si ricombinano sotto i nostri occhi relazioni ed alleanze internazionali. Gli Stati Uniti divenuti “esportatori da fracking” verranno inondati di greggio saudita sottocosto. I padroni dell'<oro nero> non sanno dove stoccare ulteriormente e pagano per farlo.

Sembra essere arrivati all’epilogo previsto dal vecchio capo Sioux. Riusciranno i padroni del mondo a sostituire gli invasi di acqua potabile per stoccare petrolio?

Il limite del capitalismo è nella difficoltà di ridefinire il valore senza intaccarne l’assurdità delle sue leggi di funzionamento. Così crolla in modo plateale la merce/feticcio per eccellenza degli ultimi 150 anni di storia del capitalismo, nel cui nome si continua a combattere, ad alimentare sopraffazione, corruzione, fame, sottosviluppo, colpi di stato.

I petrolieri sono parte essenziale del problema dell’emergenza ambientale e sanitaria nel mondo e nel nostro Paese. Produttori di debito e di crisi, non possono fermarsi. Non possono smettere di drogare ulteriormente la politica, l’informazione, l’economia, spingendo i governi a nazionalizzare le loro perdite, facendo passare i loro profitti e le loro attività per “interessi strategici”, per continuare a garantire i loro privilegi, gli sgravi, agevolazioni fiscali dirette ed indirette, ai danni della Sanità Pubblica, delle bonifiche, di un deciso e necessario piano di transizione energetica del nostro sistema economico e sociale.

Ecco perché le grandi banche private continuano ad investire in fonti fossili, nonostante le energie rinnovabili costituiscano il futuro per il pianeta e per l’economia globale. In primis JP Morgan, in cima alla lista delle 35 “banche più sporche” al mondo, che contribuisce all’industria fossile con un investimento di 268 miliardi di dollari solo negli ultimi quattro anni. Il rapporto Banking on Climate Change 2020 fa rilevare che le più grandi banche mondiali hanno investito 2,7 mila miliardi di dollari in settori come petrolio, gas e carbone dal 2015 in poi.

Le banche di investimento sono i principali soggetti trainanti della crisi climatica, pur sapendo che sono le energie rinnovabili ad avere il potenziale necessario per fornire migliore stabilità economica rispetto ai combustibili fossili in tempi di crisi.

A livello mondiale vengono erogati ogni anno più di 370 miliardi di dollari di sussidi per carbone, petrolio e gas, contro i soli 100 miliardi di dollari riservati alle energie rinnovabili.

Destinare solo circa il 30% di questo spropositato flusso di denaro pubblico a sostegno dell’efficientamento e delle energie rinnovabili vorrebbe dire ridurre di molto le emissioni di carbonio, tra le principali cause del riscaldamento climatico in atto, e rendere più credibile una transizione energetica globale, generando centinaia di migliaia di posti di lavoro.

È per favorire la crescita di rapporti di forza che avvantaggino i bisogni dei subordinati e del bene comune ai danni degli interessi privati delle multinazionali del fossile, che chiediamo di appoggiare e sostenere la campagna in atto per destinare alla Sanità Pubblica ed al Welfare i circa 20 miliardi di euro di sussidi dannosi diretti ed indiretti che annualmente lo Stato italiano regala ai Signori del Fossile.

Si tratta di togliere ai padroni i nostri soldi, per favorire:

  • La Riconversione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (diretti ed indiretti) in risorse da destinare per intero, a partire dal prossimo Documento di Economia e Finanza, al rafforzamento strutturale della Sanità Pubblica, a progetti di risanamento ambientale, alla realizzazione di centinaia di piccole opere utili, alla ripubbicizzazione della gestione dei servizi essenziali, al “lavoro verde” e per accelerare la transizione energetica;
  • L’Istituzione di una misura reddituale immediata e universale per tutte/i, a prescindere da genere, settore produttivo e tipo di contratto – mettendo al centro la necessità imprescindibile della riduzione della giornata lavorativa sociale a parità di salario, secondo la logica di “Lavorare Tutti, Lavorare meno”.

È in atto, al proposito, una raccolta firme sulla piattaforma Change.org > change.org/20MiliardiAllaSanita

Napoli e Taranto unite col cuore e nella lotta.

Andrea Rivera è da sempre al fianco del Comitato, dal primo anno sul palco di Uno Maggio Taranto con il suo cane Pigna.

L’Associazione Bianca Guidetti Serra prende il nome, ispirandosi alla vita e alle opere, di una donna partigiana e avvocatessa protagonista di mille battaglie civili, che può essere considerata fra i giganti del ‘900 per il suo impegno nella Resistenza e nell’avvocatura militante.

L’Associazione ha come fondamentale obiettivo il sostegno dei movimenti e degli attivisti colpiti dalla repressione, di chi lotta per difendere gli ecosistemi, i diritti fondamentali delle comunità e delle persone, sia nei territori, che nei luoghi di lavoro o dentro le carceri.

Promuove la diffusione delle ragioni dei movimenti e la denuncia delle violazioni di diritti fondamentali attraverso la produzione culturale e informativa, l’attività di ricerca, l’organizzazione di conferenze e dibattiti (anche con relatori di livello internazionale), l’attivazione di campagne garantiste. È attiva nel sostegno legale e nel mutuo soccorso.

Il regista Andrea Segre saluta l’Uno Maggio Libero e Pensante di Taranto facendo un parallelo fra Taranto e Porto Marghera, altra zona industriale a pochi kilometri dal centro storico di una città e sulla quale ha da poco realizzato un documentario. Un’altra storia di ingiustizia ambientale, di territori e comunità ritenuti sacrificabili sull’altare del profitto. Un richiamo, ora necessario più che mai, a trovare un equilibrio fra la necessità dello sviluppo e il rispetto della vita.

Ilenia Lengo dottoranda in ecologia politica femminista all’Università autonoma di Barcellona, attivista di Non una di meno – Napoli e di Stop Biocidio, saluta il nostro Uno Maggio Taranto Libero e Pensante 2020 e ci offre lo spunto di alcune letture più che mai interessanti in questo momento di distanziamento sociale:

✅ “Reincantare il mondo – Femminismo e politica dei commons” di Silvia Federici

✅ “La Natura dell’economia, Femminismo, Economia politica ed Ecologia” di Federica Giardini, Sara Pierallini e Federica Tomasello

L’8 marzo 2008 un gruppo di donne entra in uno spazio vuoto ed abbandonato della periferia di Roma con l’idea di creare un luogo materiale e simbolico di autodeterminazione delle donne contro ogni discriminazione di genere: nasce così la Casa delle Donne Lucha y Siesta. Da 12 anni questo progetto politico femminista promuove nuove formule di welfare e di rivendicazione dei diritti a partire dal protagonismo femminile; un esperimento ibrido e innovativo tra casa rifugio, casa di semiautonomia e centro antiviolenza; un percorso nato dalla lotta e dall’autorganizzazione delle donne fornisce informazione, orientamento, ascolto e accoglienza alle donne che ne hanno necessità.

Lucha y Siesta è anche uno spazio di socialità, condivisione di esperienze e competenze che si manifestano attraverso una ricca tessitura di attività culturali e laboratoriali.

A Lucha y Siesta sono attivi uno sportello di accoglienza ed ascolto, ospitalità per donne e minori in difficoltà, un Centro Popolare di Psicologia Clinica, corso interattivo sulle tematiche della violenza maschile contro le donne, Progetti di inclusione sociale attiva per donne che fuoriescono da situazioni di violenza. A Lucha y Siesta si organizzano rassegne teatrali, Cineforum, ed è aperta una biblioteca e aula studio, corsi di Yoga, Teatro, Pilates, Coro al femminile, Fitoterapia, Inglese e laboratorio di sartoria e riciclo creativo.

Ora tutto questo rischia di sparire perché l’immobile, di proprietà di ATAC, l’Azienda Trasporti di Roma Capitale, è stato messo all’asta per fare fronte ai debiti accumulati dall’azienda pubblica.

Per sostenere la Casa delle Donne Lucha y Siesta puoi aderire alla campagna “Lucha alla città”.

Fuori dal virus, fuori dal fossile!

La Campagna “Per il clima, fuori dal fossile!” sta costruendo un percorso di convergenza e di lotta coordinata tra molte realtà italiane che vogliono contrastare quelle opere energetiche alteranti il clima, l’ambiente e la vita sociale di popoli e comunità. Lo abbiamo fatto per la prima volta unitariamente nel corteo il 23 maggio scorso a Roma, lo facciamo da anni nelle tante battaglie territoriali o coordinate a livello nazionale.

Stiamo lottando contro l’ENI, SNAM, TAP, contro le centrali a carbone e quelle turbogas che non sono state bloccate nemmeno in piena emergenza sanitaria. Così come lottiamo contro quelle istituzioni pubbliche sempre di più asservite al mercato. Un potere economico e politico che, nonostante siano evidenti le criminali responsabilità nella crisi, vuole continuare ancora di più a devastare in nome dell’economia del profitto capitalistico il nostro mondo ed i nostri diritti.

Lottare nelle condizioni che viviamo oggi rende sempre più necessario scambiare opinioni, proposte, azioni di alternativa senza le quali non ci sarà nessun cambiamento dei rapporti di forza esistenti condannandoci ad una sconfitta epocale. Significa evidenziare nessi, costruire piattaforme semplici e connessioni reali che vivano nel corpo sociale e non solo nel giro ristretto dei militanti.

Per queste ragioni abbiamo pensato di lanciare una mobilitazione nazionale ed unitaria per uscire dal fossile ORA!

Terra dei Fuochi emblema dell’economia del saccheggio

È ormai chiaro a chiunque viva intensamente questo territorio che la Terra dei Fuochi non è certo un’area geografica limitata ai 90 comuni di Napoli Nord e Caserta Sud. I numerosissimi comitati campani in lotta per la giustizia ambientale, nell’approfondire quotidianamente la conoscenza delle molte dinamiche in gioco e nel confronto con le altre comunità italiane, hanno da tempo compreso che ciò che crea e alimenta costantemente la devastazione ambientale è questo sistema di sviluppo.

C’è un’economia selvaggia che brucia sull’altare della modernità vite umane, diritti di base e la naturale tensione del genere umano verso l’uguaglianza. Ecco che, così, nell’enorme rogo di ogni libertà e nel drammatico scollamento dalla natura, nascono e si ingigantiscono le mille Terre dei Fuochi. Non esiste dunque solo quella campana, ma disperanti criticità ambientali in ogni regione d’Italia le cui sfaccettature sono, perlopiù, sempre uguali: istituzioni assenti (quando non colluse) mafie, imprenditoria criminale, indifferenza.

Eppure, nonostante il groviglio delle responsabilità sembri inestricabile, per ogni metro di terra violentata ci sono comunità resistenti che, a testa alta, si oppongono alle continue minacce rivolte all’integrità degli ecosistemi e al loro diritto a vivere degnamente. Contro un evidente razzismo ambientale, la marginalizzazione delle periferie, la sempre più chiara intenzione di schiacciare il loro diritto ad autodeterminarsi, le comunità ri-create si fanno forti delle competenze maturate negli anni e della loro risorsa più grande: la fantasia.

Il Comitato Salute e Vita rinasce nel 2013 da un gruppo di persone, per mettere insieme le istanze di tanti cittadini che vedevano il loro diritto alla tutela della vita sotto attacco.

Nel 2015 nasce l’Associazione Salute e Vita per dare una spinta ancora maggiore alle numerose iniziative a difesa della Valle dell’Irno.

La battaglia è in atto contro alcuni (im)prenditori, che mettono a rischio non solo i cittadini ma anche gli stessi lavoratori, producendo, in spregio alle più basilari norme a tutela della salute e macchiandosi di gravi reati ambientali. Tante manifestazioni, cortei, istanze alla Procura e incontri con le Istituzioni.

Il Ministero dell’Ambiente finalmente a dicembre 2018 ha deciso di costituirsi parte civile nell’ennesimo processo penale contro le Fonderie Pisano, dando un segnale forte. Il segnale che la popolazione della Valle dell’Irno non è sola.

La battaglia del Comitato e dell’Associazione ha sottolineato il valore reale del terzo settore e quanto questo sia importante nella nostra società.

Tante voci inascoltate intercettate e portate a conoscenza delle istituzioni con sforzo e sacrificio, ci hanno dato la convinzione che insieme si può combattere qualsiasi nemico. Mettersi in gioco a difesa dei propri sacrosanti diritti è un percorso difficile, ma che regala grandi soddisfazioni. Il nostro percorso come Associazione è ancora lungo e i nostri obiettivi sono alti.