Nel dibattito anche di questa edizione Uno Maggio 2020 il tema della giustizia climatica: in un confronto con l’esperienza europea torna a portarci la sua testimonianza Andrea Berta della coalizione Ende Gelände che chiede l’immediato ritiro del carbone in Germania.

Uniti a Napoli col cuore e nella lotta per i diritti dei lavoratori. Il saluto a Taranto e all’Uno Maggio 2020 dell’Assessore alla Cultura e al Turismo Eleonora de Majo che racconta del gemellaggio, nato lo scorso anno, proprio in occasione del Primo Maggio Napoli.


Guarda la diretta del collegamento con Uno Maggio 2020 ospitato dalla pagina Facebook dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli con Roy Paci, Virginia Rondinelli e Raffaele Cataldi.

 

L’alleanza con la terra e chi la lavora

Nonostante i movimenti italiani per la giustizia ambientale si riconoscano tutti nella difesa della terra e ogni rivendicazione politica dal basso vada innanzitutto nella direzione della salvaguardia della natura, lo stesso concetto di “terra” viene più comunemente inteso come ideale luogo del vivere (urbano o rurale) e non come reale modello spirituale, politico, produttivo ed ecologico o come possibilità occupazionale. Le campagne sono, in definitiva, periferie non solo geografiche, ma mentali.

A differenza del Sud America e dei sud mondiali in cui le popolazioni indigene – a causa di un interminabile e brutale sfruttamento dei territori e dei gruppi subalterni – hanno mantenuto nel tempo un contatto diretto con la terra e i suoi archetipi, nelle aree meridionali del nord globalizzato l’agricoltura è stata eradicata dall’immaginario collettivo come possibilità di realizzazione personale, identificata dall’economia dello sviluppo a tutti i costi con l’arretratezza culturale e, a seguito delle politiche agricole intraprese, del tutto assimilata ad attività di tipo industriale. L’agricoltura, al contrario, nella sua declinazione contadina ed agroecologica, è una risposta concreta a molte delle crisi moderne.

Nello specifico, potrebbe costituire un argine allo spopolamento delle aree interne del paese, ai cambiamenti climatici, alla devastazione ambientale condotta come guerra a bassa intensità su tutti i territori, all’emorragia di sovranità alimentare e all’assenza di sicurezza alimentare, alla disoccupazione, all’economia lineare, al fenomeno Terra dei Fuochi e – infine – allo smarrimento dell’umanità intesa come esperienza collettiva del “noi”, così come al dissolversi della democrazia in quanto esperienza di autonomia radicale.

Non da ultimo, anche l’indagine sull’indissolubile rapporto esistente tra lotte per la terra e lotte per i diritti delle donne (come contraltare a quello insistente tra distruzione degli ecosistemi e patriarcato) alla luce dell’attuale condizione dell’imprenditoria agricola al femminile, delineerà ulteriormente l’importanza capitale dell’alleanza di ogni comunità con la terra, ma soprattutto con chi la lavora e lotta per essa direttamente nel campo.

Comprendere quanto sia indispensabile la figura dei contadini e delle contadine, il cui numero in Italia nel secondo dopoguerra è scemato dal 50% al 3%, è fondamentale per una lettura de-coloniale della categoria “terra” e una prospettiva per il futuro del pianeta che, proprio dalla terra, trae significante e significato.

Il saluto a Taranto e all’Uno Maggio 2020 di Marzia rappresentante della lotta inarrestabile delle mamme della Terra dei Fuochi, per noi è un abbraccio che si rinnova a distanza di anni sul nostro palco.

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Il DPCM del 22 marzo disponeva la chiusura delle attività ritenute non essenziali.

TAP/SNAM non rientrano nella misura perché considerate opere strategiche, attività necessarie e indispensabili, rientrante nel codice ATECO del trasporto e distribuzione del gas.

Il decreto però si applica ad un’opera terminata e attiva non di certo ad un cantiere in corso d’opera, così, nel pieno di una PANDEMIA GLOBALE, TAP e SNAM continuano a lavorare indisturbate.

Le aziende appaltatrici e sub-appaltatrici hanno sfruttato questa forzatura ed hanno continuato a lavorare nel cantiere di S. Foca, lasciando gli operai al loro destino, senza l’adozione di nessun protocollo sanitario adeguato, senza distanza di sicurezza o dispositivi di protezione individuale, ergo nessuna delle precauzioni richieste per la limitazione del Covid-19.

Qualche operaio ha denunciato questa situazione e il clima di paura a cui sono sottoposti, arrivando a scegliere tra il lavoro e la tutela della propria salute ed a firmare un’autodichiarazione che esonera le ditte da ogni responsabilità.

Operai quindi abbandonati e isolati essendo senza nessuna tutela sindacale perché’ totalmente assente. Siamo di fronte all’ennesimo abuso, i decreti per la tutela delle persone non valgono per chi devasta il territorio, chi agisce imponendo opere inutili e dannose, ha il lasciapassare per distruggere anche la vita della gente.

Gemellati al Festival dell’Alta Felicità dalla sua prima edizione, continuiamo a sostenere la lotta con i NOTAV che da sempre si battono per difendere la loro terra.

Uniti a Napoli col cuore e nella lotta per i diritti dei lavoratori.

Il saluto a Taranto e all’Uno Maggio 2020 di Massimo Jovine, direttore artistico del Primo Maggio di Napoli.

 

Diretta 1 maggio 2020 con Michele Riondino, Roy Paci e Virginia Rondinelli ospiti al #CamerettaTour di Fridays For Future.

Fridays for Future è lieta di salutare i Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti in lotta per l’ambiente e la propria salute ed è orgogliosa di portare il proprio contributo all’UnoMaggio Libero e Pensante.

Il nostro movimento si propone di cambiare completamente la nostra società con l’obiettivo di far fronte al surriscaldamento globale, seguendo quelle che sono le indicazioni degli scienziati. Se continuassimo con il nostro dannoso e insostenibile modello di sviluppo, in cui la depredazione delle risorse naturali e l’inquinamento dell’aria sono necessari per soddisfare i nostri bisogni, andremmo incontro a una catastrofe planetaria che ucciderebbe milioni se non miliardi di persone, con le conseguenze peggiori per i paesi e le persone più povere. Il nostro principio cardine è la giustizia climatica, per cui la lotta contro il cambiamento climatico è una questione di giustizia sociale. La transizione ecologica deve essere pagata da chi ha inquinato e non deve avere ripercussioni sulle fasce di popolazione meno abbienti, che sono le prime vittime di questo sistema tossico per l’ambiente e per la salute.

Ora è impossibile per noi organizzare manifestazioni e molti di noi sono attivi come singoli nelle brigate di solidarietà, delle comunità che si stanno costruendo per rispondere alla gigantesca crisi economica e sociale causata dalla quarantena, raccogliendo cibo e beni di prima necessità e distribuendoli a tutti coloro che in questa situazione stanno perdendo il proprio reddito e le proprie risorse. 

Siamo consapevoli che la crisi sanitaria in atto è una delle prime grandi manifestazioni del rapporto sbagliato che la nostra società ha con l’ambiente, e per questo siamo pronti a far sentire la nostra voce anche in questa situazione. È per noi inaccettabile tornare alla normalità di prima, la stessa normalità che ha creato quest’emergenza. L’uscita dalla quarantena può e deve essere l’occasione per costruire un mondo più giusto verso le persone e verso la natura, in completa discontinuità con un’economia basata sulla produzione infinita, sulle fonti fossili, sulla distruzione degli ecosistemi e sul degrado della salute degli individui. Non possiamo permetterci di perdere quest’ occasione per inchiodare alle proprie responsabilità coloro che ci hanno portato a questa crisi e rifondare una società basata sull’ecologia e sulla giustizia climatica, sociale e sanitaria.

Buon Uno Maggio Libero e Pensante a tutte le cittadine e i cittadini di Taranto in lotta!

Non torneremo alla normalità perché la normalità era il problema!

Stop Biocidio è la rete di comitati che si batte contro la devastazione ambientale in Campania.

Nasce nel 2013 dall’unione delle forze dei comitati contro l’impiantistica dannosa per la gestione dei rifiuti urbani e dai movimenti attivi nella denuncia e nel contrasto dei roghi e degli interramenti di rifiuti speciali.

Il biocidio è l’effetto di decenni di devastazione sistemica, di decenni di speculazioni e affari che hanno reso la Campania la regione con la percentuale più alta di popolazione residente in aree riconosciute come inquinate e una delle regioni con il più alto tasso di mortalità per tumore.

Le responsabilità sono ben chiare ormai: politici corrotti, imprenditoria deviata e camorra sono stati gli attori che hanno gestito illecitamente tutto il ciclo dei rifiuti.

Per anni però questa verità è stata nascosta e taciuta: i comitati e i tanti scienziati che denunciavano quanto accadeva in Campania erano chiamati allarmisti e tutte le cariche dello Stato hanno affermato per anni che si moriva più che in altre regioni perché i cittadini mangiavano male e fumavano troppo. Bambini compresi.

Nel 2013 un fiume in piena di 150mila persone attraversò le strade di Napoli e spazzò via questo negazionismo: grazie al lavoro di centinaia di comitati, associazioni, movimenti, cittadini e professionisti oggi nessuno può più negare l’esistenza del biocidio in Campania.

Ma la strada per il riscatto è ancora lunga e siamo sicuri che ci sarà sempre chi sarà disposto a tutto per percorrerla il più velocemente possibile